Isabella Piro – Città del Vaticano
Pace, perdono, ruolo delle donne e metodologia dei Gruppi di lavoro: questi i temi principali emersi oggi, giovedì 3 ottobre, dalla conferenza stampa sull’apertura dei lavori della Seconda sessione della XVI Assemblea generale del Sinodo dei vescovi dedicata al tema della sinodalità. L’incontro si è svolto presso la Sala Stampa della Santa Sede – nei rinnovati locali di via della Conciliazione – alla presenza dei segretari speciali dell’assise, il gesuita Giacomo Costa, e monsignor Riccardo Battocchio; i presidenti delegati del Sinodo, suor Maria de los Dolores Palencia Gómez, religiosa messicana della Congregación de las Hermanas de San José,e monsignor Daniel Ernest Flores, vescovo di Brownsville, in Texas; il prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione dell’assise, Paolo Ruffini.
Ruffini: spiritualità e preghiera
Questa mattina, è stato reso noto, in Aula Paolo VI erano presenti 356 persone su 365, e sono stati eletti i relatori di ogni Gruppo. Ha inoltre preso il via il primo dei cinque moduli di lavoro, dedicato al primo capitolo dell’Instrumentum laboris (IL), quello sui “Fondamenti”. Ruffini ha quindi ricordato come «la spiritualità e la preghiera» occupino uno spazio molto importante in aula e come «la situazione mondiale sia bene presente nelle menti e nei cuori di tutti e i membri e i partecipanti al Sinodo», tanto più che tra loro c’è chi proviene da Paesi in guerra o in situazione di sofferenza. Questa mattina, in apertura dei lavori, si è pregato per la pace, ha ricordato il prefetto, riprendendo le parole del Papa all’Angelus di domenica scorsa: «Si faccia di tutto per fermare la violenza e aprire cammini di pace». Da Ruffini, poi, una sottolineatura sui dieci Gruppi di lavoro, istituiti dal Pontefice: coordinati dalla Segreteria generale del Sinodo, essi operano «dentro» il processo sinodale e il loro operato «non è estraneo al cammino sinodale».
Padre Costa: i Gruppi di lavoro, “laboratori” di vita sinodale
Padre Costa, dal canto suo, ha ripreso quando detto più volte dal Papa, ovvero che «il Sinodo non è un’assemblea parlamentare, ma un luogo di ascolto e di comunione». Si tratta, ha aggiunto, non di «un’indicazione retorica, ma un’esperienza vissuta». Non a caso, il clima di partenza che si respira in aula «è molto gioioso, c’è il piacere di rincontrarsi, con una grande capacità di andare in profondità nel dibattito». Soffermandosi, poi, sui Gruppi di lavoro, il segretario speciale ha esortato a guardare ad essi come a “laboratori di vita sinodale” che pertanto vanno sostenuti da tutti i fedeli, attraverso contributi che potranno pervenire loro fino al giugno 2025. «Non sono quindi commissioni “chiuse” — ha rimarcato — bensì gruppi aperti, occasioni in cui si impara a lavorare insieme come Chiesa partecipata», veri e propri «“compagni di strada”» del Sinodo, con l’incarico di «compiere un “mini” processo sinodale su alcuni temi collegati ma non coincidenti, con l’IL».
Differenze di metodologia tra il 2023 e il 2024
Interpellato dalla stampa, il religioso gesuita ha quindi spiegato la differenza di metodo tra la Prima e la Seconda sessione sinodale: nel 2023, ha detto, l’obiettivo era l’ascolto di prospettive nella loro diversità, “racconti di Chiesa” che dovevano emergere. Nel 2024, l’Assemblea ha un’altra funzione: offrire, come Chiesa intera, al Santo Padre degli orientamenti come frutto del cammino compiuto nel frattempo, così da creare un’armonia, non un’omologazione. Il metodo di oggi, ha aggiunto padre Costa, invece di aprire domande, aiuta a identificare alcuni punti da analizzare secondo una “conversazione spirituale” approfondita, lasciando comunque sempre spazi aperti, per evitare di finire “ingabbiati”.
Monsignor Battocchio: l’importanza dei teologi
Sull’importanza del perdono, emersa soprattutto durante la Veglia penitenziale presieduta dal Papa in San Pietro nella serata di martedì 1° ottobre, si è soffermato monsignor Battocchio: quella celebrazione, ha detto, ha indicato «uno stile, una consapevolezza di ciò che significa essere Chiesa», perché «il fratello peccatore non è un estraneo, ma qualcuno di cui devo portare il peso per attuare il cammino di conversione in cui siamo coinvolti tutti». «Siamo Chiesa in quanto raggiunti dalla misericordia di Dio» ha rimarcato il segretario speciale che successivamente ha approfondito il ruolo dei teologi all’interno dell’assise. Esprimendo apprezzamento per il loro «prezioso» contributo, monsignor Battocchio ne ha evidenziato il compito in un ascolto attento, di “intelligenza teologica” di quanto emergerà dal dibattito in aula. La loro importanza è evidenziata anche dal fatto che i loro tavoli di lavoro, quest’anno, sono posizionati in aula più centralmente rispetto al 2023.
Suor Palencia Gómez: passi avanti per le donne
Di «grande libertà e grande entusiasmo» ha parlato suor Palencia Gómez, spiegando come l’Assemblea consenta ai suoi partecipanti di camminare insieme «tenendo conto della realtà di questo mondo, che è estrema, ma che va osservato con lo sguardo di Dio, Nostro Padre». Solo così, infatti, «si potrà crescere in un’esperienza concreta di sinodalità e missione». Interpellata poi dai giornalisti sul ruolo delle donne nella Chiesa, la religiosa ha evidenziato i frutti già presenti, in questo ambito, nei diversi contesti e continenti. Dalla sua esperienza in America Latina, in particolare, ha potuto evincere come si siano compiuto passi avanti, tanto che «il ruolo delle donne, i loro doni, i loro contributi sono riconosciuti sempre più in una Chiesa sinodale». Da suor Dolores anche la sottolineatura della possibilità di «aprirsi a nuove esperienze, a nuove proposte per scoprire e per approfondire ancora di più il ruolo femminile».
Sul diaconato femminile
Si procede gradualmente, ha ribadito la religiosa, ma è un cammino avviato, sia per le donne laiche che per le consacrate. «Spetta anche a noi — ha concluso —liberarci da uno stile di “clericalismo”». I quesiti della stampa hanno riguardato anche il diaconato femminile: al riguardo, i relatori della conferenza hanno ricordato quanto affermato ieri in aula dal cardinale Victor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. I tempi non sono ancora maturi, è stato detto, ed è bene che il tema sia approfondito, in un cammino ecclesiale vissuto insieme.
Monsignor Flores: il silenzio come stile sinodale
La parola è quindi andata a monsignor Flores, il quale ha affermato come, dalla prima sessione sinodale del 2023, molte cose siano maturate, perché «la vita della Chiesa è andata avanti, quindi non siamo allo stesso punto dello scorso anno. Come gli alberi, “cresciamo di notte”, ovvero la crescita si vede soltanto dopo». Nel suo intervento, il presule si è soffermato anche sull’importanza del silenzio – un tema, questo, analizzato nella meditazione tenuta il 1° ottobre da Madre Maria Ignazia Angelini – non come una cosa vuota, ma come un qualcosa di pieno dalla quale emerge la Parola. «È una parte fondamentale dello stile sinodale, perché ci permette la comprensione spirituale del mondo che ci si manifesta» ha spiegato monsignor Flores.
Le prospettive locali consentono di vedere il volto di Cristo nel mondo
Centrale, nella sua riflessione, anche la comprensione delle prospettive locali, le quali, ha detto, «non sono “nemiche della verità”, ma consentono alla Chiesa quell’ascolto disciplinato e paziente che permette di avere un quadro ampio del volto di Cristo nel mondo in cui viviamo». Il lavoro del Sinodo, ha aggiunto, è quello di «cercare di trovare una voce coerente che sia l’espressione della voce della Chiesa, della sua vita di oggi, della sua esperienza». C’è un “noi” che è fondamentale nel lavoro sinodale e che «vale molto di più dei singoli “io” — ha concluso il presule—. Il Sinodo sta cercando questo “noi”, al quale apparteniamo tutti».
Le iniziative per la pace del 6 e 7 ottobre
Infine, guardando alle due iniziative per la pace indette dal Papa per il 6 e 7 ottobre – la recita del santo Rosario a Santa Maria Maggiore e la Giornata di digiuno e preghiera – i relatori della conferenza stampa hanno ricordato che tutti i partecipanti al Sinodo sono stati invitati all’evento di domenica e che lunedì il normale prosieguo dei lavori verrà vissuto in un contesto di particolare orazione e sobrietà.
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