Nel mio racconto ” Coronavirus. Realtà e speranza. Un’invocazione al Padre” ho adottato uno stile nuovo, molto diverso da quello mio solito per scrivere un manuale di teologia.
Quasi come un Leitmotiv ripeto nella trama del racconto questa espressione che ho coniato:
” l’assenza è preludio di nuova presenza“: «La privazione vissuta in questo tempo di quarantena può essere gravida di speranza se lo vogliamo, non perché siamo protagonisti nel teatro dell’assurdo, ma perché ci riscopriamo come sognatori d’Infinito: nel cuore umano è insito il desiderio di andare sempre oltre ogni ostacolo che ci separa dalla felicità. Una felicità onninclusiva e coinvolgente, che può essere riconosciuta quando si ha fede in Dio e ci si impegna a incarnare ogni giorno il suo amore».